Contratti pubblici ed etichettatura: il cibo biologico e locale
Public Procurement and labelling: organic and local food
Partecipanti al progetto
- Caranta Roberto (Coordinatore)
- Carol Cravero
- Vannoni Prof. Davide
- Poto Dott.ssa Margherita
- Patrito Paolo
- Protto Mariano
Descrizione del progetto
- Abstract:
In tutti gli Stati si registra la tendenza a favorire l'uso, da parte delle Amministrazioni, di prodotti alimentari biologici e sostenibili, spesso identificati come prodotti alimentari a Km0. Gli Stati membri hanno assunto diversi atteggiamenti: in Italia, la Corte costituzionale ha ritenuto l'illegittimità, per violazione del principio della concorrenza, di una legge regionale che prevedeva, quale criterio di aggiudicazione di appalti pubblici, l'uso di cibo locale; in Francia, il Ministro dell'Agricoltura ha predisposto delle linee guida rubricate "Favoriser l'approvisionnement local et de qualité en restauration collective"; nel Regno Unito, il Governo ha annunciato che, a partire dal 2017, tutte le Amministrazioni centrali si serviranno di cibi locali. A livello europeo, se il Comitato delle Regioni, sin dal 2011, ha insistito per l'adozione di misure legislative volte a favorire l'uso di prodotti locali negli appalti pubblici, le nuove direttive del 2014 sui contratti pubblici non hanno preso espressamente posizione su tale aspetto. Va però rilevato che la direttiva 2014/24/Ue (sugli appalti pubblici) ha attribuito, all'art. 43, la possibilità, per le stazioni appaltanti, di richiedere agli offerenti, a titolo di specifiche tecniche o quale criterio di aggiudicazione o condizione di esecuzione, un'etichettatura che attesti le caratteristiche ambientali o sociali del prodotto. Tuttavia, l'uso dell'etichettatura non può avere l'effetto di restringere la concorrenza (che resta, pur sempre, uno dei fini della legislazione europea sui contratti pubblici) e ostacolare l'innovazione (che è uno dei nuovi interessi tutelati dalle direttive del 2014).
Tutela della concorrenza, considerazioni sociali ed ambientali e innovazione devono trovare un giusto equilibrio nella contrattualistica pubblica. Occorre dunque esaminare, alla luce delle direttive del 2014 e dei progetti già in corso volti alla implementazione delle possibilità di acquisto locale da parte delle Amministrazioni (in particolare INNOCAT), se e fino a che punto il nuovo quadro legislativo europeo relativo all'etichettatura consente alle stazioni appaltanti di favorire l'uso di prodotti biologici e locali. La ricerca deve basarsi sull'analisi della legislazione e giurisprudenza europea, sulla comparazione tra i sistemi nazionali (in particolare, Italia e Francia) e sull'esame di fattispecie concrete (bandi, aggiudicazioni, contratti) in due Regioni scelte (Piemonte e Rhône-Alpes).
In many countries policy reasons push contracting authorities to source bio- or sustainable food, often identified with local or Km0 food. EU Member States adopt a variety of approaches: in Italy, the Constitutional Court held unconstitutional, for breach of competition principle, a regional law that provided as award criterion the use of local food. In France, the Ministry of Agriculture has adopted a guide entitled "Favoriser l'approvisionnement local et de qualité en restauration collective", and in the UK, the Government has announced that from 2017 all of central government will commit to source public sector food locally. The Committee of the Regions issued an Opinion on 'Local food systems' (2011/C 104/01) advocating for legal sourcing. Directive 2014/24/EU however failed to specifically address this matter. Article 43 of the Directive allows contracting authorities to require - in the technical specifications, the award criteria or the contract performance conditions - specific environmental, social or other characteristics when purchasing works, supplies or services. This is expected to make reference to labels, including eco-labels, easier in public procurement. However, the reference to a label should not have the effect of restricting competition (the traditional purpose of EU public procurement law) and making difficult to deliver innovation (which, including eco-innovation and social innovation, is one of the new goals of Directive 2014/24/EU). This is a balancing exercise as difficult as any, requiring both legal analysis and sound economic judgment. In the light of the 2014 Directive and building on the experience acquired at local level in the delivery of the INNOCAT project (http://www.sustainable-catering.eu/home/) this project aims at assessing whether and to what extent the new provisions on labels may drive the consumption of bio-, sustainable and local food. This through an in-depth analysis of the new EU and national (IT and FR) rules and investigating their practical application in public procurements in two selected regions (Piedmont-IT and Rhône-Alpes-FR) to assess the uptake of bio-, sustainable and local food.